Lavanderia industriale Servizi Ospedalieri. Ennesimo smacco per le lavoratrici
Porto Garibaldi. Ennesimo “malumore” per tante, ormai quasi prossime ex dipendenti della “Servizi Ospedalieri” dell’ex sito di Porto Garibaldi. Dopo la chiusura dello stabilimento di lavanderia industriale a inizio dello scorso anno, che ha messo circa 115 lavoratori in cassa integrazione straordinaria, riducendosi ad oggi a oltre 70 a fronte di circa una trentina di ricollocazioni presso il sito di Ferrara, altre poche su altri stabilimenti del gruppo (vedi Lucca) e il rimanente con apertura di mobilità volontarie, sono sorte in questi ultimi giorni “operazioni” che hanno nuovamente messo subbuglio fra le lavoratrici che, secondo quanto riferisce il segretario generale aggiunto della Femca Cisl di Ferrara Vittorio Battaglia, saranno licenziate a fine anno quando terminerà la cassa integrazione.
La vertenza sindacale ed il coinvolgimento delle istituzioni che cercò di far ripensare invano alla “Servizi Ospedalieri” e al gruppo controllante Manutencoop a fine 2013 la scelta della chiusura di Porto Garibaldi, determinò la dichiarazione d’intenti che nei due anni di cassa integrazione straordinaria, l’azienda avrebbe cercato una ricollocazione per tutti i dipendenti. “Non a caso – spiega Battaglia in una nota stampa sottoscritta anche dalle lavoratrici – nel mese di maggio, ma con una strana urgenza, ai circa 70 dipendenti ancora in cassa, è stata proposta la possibilità, dal prossimo anno, di essere tutti ricollocati sul sito di Ferrara con un orario part-time al 50%. Una parte ha accettato e un’altra ha ritenuto che la proposta non era in linea con la possibilità di lavorare non troppo lontano da casa e con una retribuzione dignitosa. Ma soprattutto con una prospettiva incerta, in uno stabilimento che per poter garantire nel tempo l’occupazione per tutti deve mantenere al massimo le attuali condizioni di mercato”.
“Una proposta comunque, sino a quel momento, realistica – aggiunge il segretario Femca – in quanto, pur avendo cercato l’azienda, anche affidandosi a consulenti esterni, di trovare occupazioni alternative al settore delle lavanderie presso o vicino alla città lagunare, ad oggi questo non è stato possibile e realizzabile”.
Ma in questi giorni la sorpresa. C’è intenzione entro l’anno di aprire un’attività, sempre di lavanderia, presso Porto Garibaldi e sempre dov’era prima collocata in affitto Servizi Ospedalieri. Si tratta di una cooperativa di dipendenti dell’azienda che si mettono “in proprio”. “Visto dall’esterno – commenta Battaglia – è un fatto più che positivo, ma approfondito dà adito a diverse interpretazioni. Anche perché questa cooperativa sarà costituita da personale di Porto Garibaldi già in larga parte ricollocato sin dall’inizio sul sito di Ferrara. Questo quindi non aiuterà probabilmente la ricollocazione di chi, ad oggi, dal prossimo anno sarà licenziato, avendo già scelto un mese fa, ma in una condizione diversa, senza dunque questa novità, la messa in mobilità. Certo, si tratta di libera iniziativa e libera impresa da parte di chi è disposto a rischiare anche del suo (ma qualche aiuto ci sarà), ma in una situazione “ingarbugliata” come è stata la gestione fin dall’annuncio della Servizi Ospedalieri di chiudere Porto Garibaldi, molte lavoratrici si stanno chiedendo com’è concepibile che, alla fine, a chi ha già il proprio posto di lavoro assicurato venga “concessa” questa alternativa, mentre chi è senza prospettive non abbia nessuna tutela di futuro lavorativo. Formalmente una operazione più che lecita, ma politicamente e socialmente c’è qualche dubbio di poca equità rispetto alla novità inaspettata (e al riserbo nella sua determinazione), dove sembra che nessuno sappia ma quasi tutti sanno… viene naturale”.
“Una lavanderia – conclude Battaglia – che nasce sulle ceneri di quella che ha chiuso, una lavanderia che è comunque formata da dipendenti quasi tutti “fissi” della Servizi Ospedalieri, una lavanderia che occuperà parte dello spazio di quella vecchia e… che non darà possibilità di ricollocazione per tante lavoratrici di Comacchio e Porto Garibaldi. Un’attività che oltretutto potrebbe mettere in difficoltà altri lavoratori occupati in lavanderie concorrenti. Il mercato, anche in questo settore, è ai minimi storici e, che si tratti di lavanolo per ospedali, case di cura, turismo e abiti da lavoro, non consente purtroppo ulteriori spazi di crescita per nuove attività. Il dubbio è che ci sia la volontà di concentrare sempre più una oligarchia imprenditoriale limitata a poche società, con il proprio nome o con un “sinonimo”, senza preoccuparsi dei lavoratori che stanno o che hanno già perso il lavoro. L’importante, per alcuni, è salvaguardare solo già chi è salvaguardato. Quando c’è poco pane sulla tavola, questo è riservato solo agli amici degli amici. Se gli altri muoiono di fame poco importa, l’importante è far lavorare chi già lavora vendendo il risultato come creazione di… nuovi posti di lavoro”.
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