USIAMO IL TEMPO PER COSTRUIRE PONTI, NON MURI
Il 2020 è stato un anno molto difficile e complicato che ci ha visto sotto pressione e i problemi non tendono di certo a diminuire. Dopo la fase più acuta che ha significato la perdita di tante vite umane soprattutto tra le persone più fragili, gli anziani, sono subentrate le incertezze e i timori per gli effetti e le ricadute pandemiche sull’occupazione, sull’economia e l’impatto sociale conseguente.
Il periodo del lockdown dove le abitudini e le consuetudini di ognuno di noi sono forzatamente cambiate. Con il blocco parziale del sistema produttivo, del sistema scolastico e dei servizi, con tante persone bloccate in casa e impossibilitate a spostarsi. Una condizione inaspettata e inedita per tutti noi, che ci ha obbligato anche a riflettere sul significato della nostra esistenza, sulla sua precarietà e sulla missione. Un obbligo imposto alle donne e agli uomini impegnati nel compito di rappresentanza, di tutela dei cittadini delle famiglie, dei lavoratori e delle lavoratrici e del lavoro.
Malgrado lo smarrimento iniziale il sindacato c’è stato: non abbiamo mai abbandonato il campo,svolgendo anche in molti casi ruoli di supplenza in un panorama dove molti Enti e Istituzioni non sono state messe nelle condizioni di dare il necessario supporto ai tanti bisogni emergenti.
Rimanere a disposizione delle tante persone nelle citta e nelle periferie nei momenti più difficili e sempre stato e sempre sarà la nostra priorità, anche adesso che la situazione torna ad essere difficile e complicata. Abbiamo cercato di affrontare la situazione con pragmatismo e responsabilità adeguando le nostre modalità organizzative, del lavoro, alle nuove condizioni, alle nuove regole. Gli operatori dei patronati, dei servizi in generale, le delegati e i delegati, che dalle sedi, dalle aziende o da casa hanno sempre continuato a svolgere il loro ruolo, affrontando una situazione emergenziale e operando a volte anche in condizioni drammatiche. Prova ne sono i tanti accordi sui protocolli della sicurezza condivisi e sottoscritti con aziende private e amministrazioni pubbliche che hanno consentito la prosecuzione delle attività di produzione e di servizi, oltre alle migliaia di accordi per attivare gli ammortizzatori sociali.
Questo ha un significato ben preciso: il sindacato c’è, anche nelle situazioni più difficiliè stato in grado di mettere in campo le risorse e le energie migliori. La prima fase della pandemia ha provocato sicuramente un trauma, inatteso ed in molti casi angosciante, una reazione di paura ma anche di solidarietàperché ci sentivamo tutti nelle stesse condizioni.Ricordo i cori dai balconi.
La seconda ondata è stata una ripetizione del trauma, ma è aumentata la paura e l’incertezza e sta venendo meno la solidarietà. Stiamo assistendo ad un movimento collettivo:parti importanti della società si stanno muovendo, pressati certamente dalla paura, ma diversamente da prima motivati da rabbia e divisione.
E’ una lotta fra fazioni, basta vedere quella innescata tra lavoratori dipendenti e autonomi, con il dito puntato in particolare contro i dipendenti pubblici, che da eroi sono passati a iper garantiti, rispolverando il famoso gergo dei furbetti del cartellino o del buono pasto.
Certamente è mancato qualcosa nella comunicazione e nella costruzione di un nuovo tessuto sociale che la straordinarietà di questa crisi ci impone di affrontare insieme, istituzioni e parti sociali.Le manifestazioni di questi giorni sono certamente l’espressione di un dissenso più dilagante, ma in una situazione di malcontento generalizzato, il rischio che qualcuno soffi sul braciere della protesta per trasformare un diritto al dissenso in una occasione per disordini e guerriglie urbane a vantaggio di chi persegue obiettivi di destabilizzazione e caos, unendo gli interessi di organizzazioni criminali con quelle delle frange politiche più estreme, è alto. Ci auguriamo che prevalga il buon senso, che nessuno strumentalizzi in maniera irresponsabile certe forme di dissenso: chiunque riveste un ruolo politico istituzionale o di rappresentanza deve avere come finalità quella della coesione sociale. Ha ragione il nostro presidente della repubblica Mattarella quando dice che questo non è il momento di dividersi perché al di là delle comprensibili paure delle persone il nemico da combattere resta sicuramente il virus.
Siamo di fronte acambiamenti globali, accelerati dalla crisi pandemica, è incomprensibile arroccarsi in posizioni localiste o ancor peggio sovraniste, siamo obbligati ad entrate in un tempo di innovazione e transizione che potrà trasformarsi in opportunità se saremo capaci e saremo in grado di affrontare le fragilità che la nostra provincia ha accumulato in questi anni.
E per questo che CGIL CISL UIL di Ferrara chiedono con insistenza un confronto con le amministrazioni per discutere della gestione della seconda ondata dei contagi, di salute e sicurezza, di bilanci, di ripresa economica rivendicando l’esigenza di un nuovo Patto Sociale per il territorio, per individuare insieme, le vere priorità.
Solo con una vera politica concertativa possiamo provare aperseguire politiche economiche e sociali asostegno dello sviluppo, della sostenibilità ambientale, del riequilibrio demografico, della qualità del lavoro, l’adeguamento del welfare al nuovo contesto caratterizzato da nuove vulnerabilità e fragilità,la riduzione delle diseguaglianze.
Un Patto Sociale che traguardi obiettivi più ampi e condivisi che vada oltre il mandato di chi amministra e ha vinto le elezioni.
Questo è l’obiettivo che persegue la CISL, un’organizzazione autonoma dalla politica ma non neutrale. Non ci faremo trasportare dalla narrazione che a Ferrara esiste un solo sindacato, la CGIL, e che fa politica partitica, anziché sindacale. Con CGIL e UIL abbiamo condiviso una piattaforma territoriale nel 2017 e sottoscritto il patto per il Lavoro Focus Ferrara nel 2018 assieme alla Regione Emilia Romagna, ai Comuni, alla Provincia e alle Associazioni Datoriali. Le federazioni di categoria di CISL CGIL e UIL rappresentano e tutelano le lavoratrici e i lavoratori, contrattano per migliorare le condizioni economiche, rivendicano la dignità del lavoro e questo con la politica partitica non ha niente a che vedere. Se davvero si vuole stare al fianco di chi lavora e paga le tasse, di chi contribuisce all’economia del territorio, bisognaimpegnarsi prima di tutto a creare le occasioni per un lavoro dignitoso, giustamente retribuito, che tuteli la salute e la sicurezza, nel rispetto della persona.
Anche se la condizione data ci costringe a privarci della possibilità di incontrarci in presenza,possiamo farlo con la mediazione di un video di un microfono o di una webcam. Condividere un Protocollo di Relazioni Sindacali,proposto dal Sindacato Confederale oltre un anno fa a tutte le Amministrazioni Comunali della provincia,che impegna reciprocamente le parti, nel rispetto dei ruoliè possibile.
Sarebbe di sicuro più proficuo del vano tentativo di dividere il Sindacato, del riempire le pagine Facebook alla rincorsa dei “mi piace”, del comunicare a mezzo stampa.
Utilizziamo il tempo (e il verbo) per costruire ponti e non muri. Per il bene comune.
La Segretaria Generale CISL Ferrara Bruna Barberis
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