Privatizzazione di Poste Italiane: a chi giova? Un appello ai politici ferraresi
Lettera aperta:
a chi giova la totale privatizzazione di Poste Italiane ?
Un appello ai politici ferraresi
In questi giorni, presso le commissioni permanenti (competenti per materia) di Camera e Senato, si sta discutendo lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante la definizione dei criteri di privatizzazione e delle modalità di dismissione di una ulteriore quota della partecipazione, detenuta dal Ministero dell’economia e delle finanze, nel capitale di Poste italiane Spa (pari al 29,7%).
Il Governo (attraverso il MEF) assicura che manterrà, dopo questa ulteriore vendita di azioni (la prima trance è stata collocata ad ottobre dello scorso anno), comunque, il potere di controllo sull’azienda Poste attraverso la Cassa e Depositi e Prestiti (il MEF è azionista di maggioranza, il resto delle azioni di CDP sono di alcune fondazioni bancarie) a cui, qualche settimana fa, ha “girato”il 35% delle azioni di Poste Italiane.
Detto questo mi sembra doveroso, far notare, ai cittadini del nostro territorio che, se oggi percepiscono un decadimento della qualità del servizio postale (vedi recapito a giorni alterni) ed intravedono il rischio che, a piccoli passi, Poste Italiane vada in una direzione che non è quella contenuta nel suo DNA, ossia, diventi sempre più una Banca, domani, se e quando si concretizzerà la vendita di quell’ulteriore quota di azioni di proprietà del MEF sul mercato, questi elementi cominceranno a prendere, concretamente e spiacevolmente, forma.
Chi ha interesse e convenienza, infatti, a recapitare la posta a Gorino piuttosto che nei paesini inerpicati sulle nostre alpi ed appennini? Quanti di quei soggetti, che fanno parte del mondo bancario e finanziario, una volta diventati proprietari (se pur in parte) e dentro la governance di Poste tenteranno di utilizzare, come un un cavallo di Troia, il buon nome o, se preferite, il “brand” di Poste Italiane per “divulgare” determinati prodotti oggi circolanti solo nelle banche?
Poste Italiane è la più grande azienda di servizi del nostro paese che, una volta assunta lo status di SpA (1998), ha continuato ad erogare il servizio universale, e tanto altro, senza pesare, minimate, sulle tasche dei cittadini.
Trattandosi di un’azienda, praticamente, sana che da anni conferisce importanti utili allo Stato azionista (prima unico, poi di maggioranza) non si comprendono le ragioni della sua vendita, ovvero, della svendita.
E’ forse un operazione fondamentale per il debito pubblico? Pensate, davvero, che poco più di 2 miliardi di euro, che si potrebbero incassare dall’ulteriore vendita di azioni, risulterebbero rilevanti di fronte all’enorme debito pubblico italiano?
E quindi? Non voglio rispondere a queste domande per il rischio di essere accusato di fare fantapolitica ma dico soltanto: evitiamo di ripetere l’errore Telecom, evitiamo i disastri postali già avvenuti in altri paesi, evitiamo che Poste abbandoni il ruolo sociale che da sempre ricopre, evitiamo, in tutti i modi, questo scempio!
Per le ragioni e le riflessioni sopra esposte lancio un appello a tutte le forze politiche ferraresi, specie a coloro che siedono in Parlamento, perché si esprimano, prendano posizione ufficiale e facciano sapere ai cittadini cosa ne pensano di questa privatizzazione che metterebbe la parola fine a 160 anni di storia Postale e che metterà, sicuramente, a rischio tanti posti di lavoro e tutta una serie di benefici per i cittadini stessi che, un domani, potrebbero svegliarsi con una banca in più (e non mi sembra che ce ne sia bisogno) e molti uffici postali in meno.
Ferrara, 27 luglio 2016
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