Continuano i sit-in contro la privatizzazione di Poste
Continuano i sit in di SLP CISL, SLC CGIL e UIL Poste di Ferrara per sensibilizzare i cittadini sui rischi dell’imminente ed ulteriore privatizzazione di Poste Italiane.
Continua, anche, l’opera di sensibilizzazione dei politici e degli amministratori locali: l’SLP CISL scrive ai sindaci di Cento e Copparo i due comuni dove si terranno i prossimi sit in.
Di seguito le ragioni dei nostri Sit In:
No all’ulteriore dismissione di azioni di Poste Italiane
da parte del Governo: un grosso rischio per lavoratori e cittadini
La “svendita” di Poste non porterà benefici a nessuno
Nelle prossime settimane alla Camera (la commissione competente del Senato in Luglio si è già espressa) si discuterà sui criteri di privatizzazione e delle modalità di dismissione di una ulteriore quota della partecipazione, detenuta dal Ministero dell’economia e delle finanze, nel capitale di Poste italiane Spa (pari al 29,7%).
Siamo convinti che questa discussione non debba rimanere circoscritta tra le mura del Parlamento o di palazzo Chigi ma, al contrario, proprio per l’importante funzione sociale di Poste Italiane – che è, ancora oggi, la più grande azienda di servizi del nostro paese – il tema della “svendita” di Poste debba essere di dominio pubblico.
Riteniamo, inoltre, che Poste italiane, un azienda con più di 160 anni di storia, non è solo proprietà dello stato o di qualche investitore istituzionale (vedi fondi sovrani paesi esteri ecc…) ma è proprietà “morale” di tutta la popolazione del nostro paese oltre ad essere proprietà materiale di tutti quei liberi cittadini che hanno acquistato, lo scorso anno, le azioni di Poste convinti di sapere chi deteneva la maggioranza delle azioni (lo stato attraverso il MEF) e quale era la “mission” dell’azienda.
Dalla data della prima tranche di collocamento azionario (ottobre 2015) si sono verificate due situazioni che non possono che preoccupare noi, come rappresentanti dei lavoratori, e che dovrebbero preoccupare i cittadini stessi: in poco tempo, infatti, il Governo ha deciso (questo provvedimento è già stato attuato) di conferire alla Cassa Depositi e Prestiti (CDP) il 35% delle azioni di Poste ed, in aggiunta, si appresta a vendere (l’ulteriore collocamento dovrebbe avvenire in autunno) il restante pacchetto azionario (29.7%)
Sul primo tema vogliamo farvi rilevare un potenziale conflitto di interesse: la CDP realizza l’80% delle sue consistenze dalla raccolta del risparmio postale e, poiché, il rapporto tra le due istituzioni prevede commissioni periodicamente contrattate ci chiediamo come possa essere superata, nella contrattazione delle commissioni stesse, l’ambiguità che, a nostro parere, investe CDP nel duplice ruolo di azionista (del collocatore) ed emittente di Buoni Postali Fruttiferi e libretti di risparmio postale.
A questo va aggiunto, per chi non lo sapesse, che una parte di CDP è controllata dalle fondazioni bancarie, che sono naturali competitors di Poste, e che potrebbero cadere nella tentazione di spingere per mettere sul mercato, anche, quel 35% prefigurando la, totale, privatizzazione del gruppo.
La seconda situazione (seconda ma non secondaria) riguarda il, quasi certo, mutamento dell’assetto proprietario. Coloro che hanno comprato e che compreranno un consistente pacchetto di azioni (ci riferiamo agli investitori istituzionali) non saranno, certamente, interessati al servizio universale (un servizio per sua natura oneroso e che non genera profitti) ma al contrario saranno orientati a travisare il DNA di Poste Italiane indirizzandosi, sempre più, verso lo sviluppo delle attività finanziare (la vocazione di Poste Italiane non è diventare una Banca!!!!!).
Dopo la svendita totale di Poste Italiane chi avrà, quindi, più interesse a recapitare la posta a Gorino piuttosto che nei paesini inerpicati sull’appennino emiliano? Chi avrà interesse a tenere aperti i piccoli, e poco redditizi, uffici postali. La capillarità della rete postale costituisce una possibilità, unica, di offrire ai cittadini italiani una serie di servizi a fronte, ovviamente, di investimenti da parte dello stato. Ci sembra che, se lo stato preferisce lasciare l’azienda in mano ai privati, questa occasione non voglia essere colta.
L’ultimo aspetto che vogliamo sottoporvi sta nelle ragioni delle vendita espresse dal Governo: abbassare il debito pubblico!!!
Sapete, stando alla situazione dei mercati finanziari, quanto, lo stato, potrebbe incassare da questa vendita? Forse poco più di 2 miliardi di euro. Una goccia nel mare!! Una pura “svendita”!!!
Noi stiamo facendo la nostra parte a tutti i livelli tanto che la Commissione competente alla Camera ha rinviato, per approfondimenti, il dibattito a settembre. Un primo risultato dell’azione sindacale a livello nazionale.
Vi chiediamo, pertanto, di non mettere in secondo piano questo tema ma al contrario di sensibilizzare anche i politici, a tutti i livelli, del vostro territorio, affinché,si esprimano e chiariscano se Poste debba essere messa, totalmente, nelle mani dei privati o se il suo ruolo sociale, a vantaggio dei cittadini, debba essere custodito e garantito dallo stato.
Pensiamo che i nostri dubbi siano legittimi e fondati, e che altrettanto fondate siano le preoccupazioni per quelle che potrebbero essere le ripercussioni, dopo la totale privatizzazione, sugli organici dell’azienda e, allo stesso tempo, siamo certi che il nostro paese non ha bisogno di risvegliarsi, un domani, con una banca in più e tanti uffici postali in meno.
Settembre 2016
Le segreterie provinciali SLP CISL SLC CGIL UIL POSTE Ferrara
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